Tra il 20 e il 21 di Giugno,
comincia per il calendario astronomico la stagione dell’Estate. Dal Solstizio d’Inverno (21 di Dicembre) passando per
l’Equinozio di Primavera (21 Marzo) il Sole
ha gradualmente aumentato il tempo
di permanenza nel cielo: le giornate si sono allungate, e con loro anche la sua potenza gli effetti sottili.
Durante l’Inverno
abbiamo vissuto la fase di morte e putrefazione
del sé: ci siamo quindi distaccati
più o meno definitivamente e scientemente dalle porzioni di personalità ormai obsolete, che non avevano più motivo di esistere poiché avrebbero
costituito un freno alla nostra evoluzione.
Lungo tutta la Primavera,
poi, grazie alla rinascita avvenuta
in noi e nella Natura, abbiamo posto le
basi per il lavoro di tutto il resto dell’anno. L’avvicendarsi
repentino delle condizioni climatiche (pioggia-sole, caldo-freddo improvvisi, …)
ci suggerisce che nonostante la solidità
delle fondamenta, lo svolgimento dei progetti reca in sé ancora una certa dose di disequilibrio: non sono
né completamente fissi né ben definiti, ed era proprio su questo che
abbiamo dovuto impegnarci.
Col Solstizio
d’Estate l’arco eliaco raggiunge
la sua completa estensione: come la Luna diventando piena esprime al massimo
la sua potenza creatrice e
formativa, così il Sole estivo ormai maturo -corrispettivo “maschile” di tale fase lunare- irradia la
sua forza fecondante in tutta la sua
portata.
L’Estate
dunque è il momento in cui si palesano
chiaramente i frutti del lavoro
compiuto nei 6 mesi precedenti: dal
canto nostro siamo ormai pronti a goderceli
in quanto ricompensa degli sforzi
profusi per realizzare gli obiettivi.
Il termine Solstizio
indica proprio un momento di picco
luminoso (dal lat. Sol = Sole, stat= rimane, si ferma), nel nostro caso
quello a crescere: dal 21 di Giugno infatti, il nostro
luminare comincia a ridurre seppur
impercettibilmente il suo arco nel
cielo. Il giorno cede sempre più terreno alle ore notturne, in vista del prossimo punto di equilibrio che avverrà
nell’Equinozio D’Autunno. Ma non è certo il momento di indugiare nella malinconia
prima del tempo, anzi! E’ proprio l’occasione
propizia per festeggiare e celebrare tutta l’abbondanza ricevuta in dono.
I profumi, i colori,
i suoni e i sapori della Natura sono
in questa stagione i più intensi,
così come irrefrenabile è la voglia di
vivere e di “cavalcare” pienamente l’onda del ciclo delle cose. Aumenta il senso di condivisione, di stare insieme, di gioire con chi ci sta intorno, come se tutta la
prosperità in cui siamo immersi non dovesse finire mai!
In queste affermazioni, forse un po’ banali, si nasconde
in realtà un principio esoterico
importante: gli antichi l’avevano espresso impiegando i due segni zodiacali centrali dell’Estate, cioè il Cancro ed il Leone,
governati rispettivamente dalla Luna
e dal Sole.
Abbiamo già visto nell’articolo sull’Equinozio di
Primavera che il Sole e la Luna sono considerati nell’ermetismo occidentale i due pianeti fondamentali per la vita sulla
Terra: dal primo scaturisce quello spirito vitale eterno e immutabile che
anima il Cosmo; l’astro d’argento, invece, riceve questa forza e tramite i suoi
rapidi cicli la regola, la incanala e la dirige nella miriade di forme che
grazie a questo perpetuo scambio vengono animate.
Glifo astrologico del Sole, che rappresenta l’individuazione di coscienza (punto nel cerchio). |
E’ interessante notare che, secondo l’astrologia
classica, Cancro e Leone sono gli unici due segni che hanno un
solo pianeta dominante: gli altri cinque corpi celesti principali governano
invece su due segni ciascuno[1].
Questo fattore “velato” di unicità richiama a gran voce il
concetto esoterico dell’individualità di coscienza, che a sua
volta rimanda a un termine più conosciuto e spesso abusato: l’Ego.
Croce e delizia di ogni praticante delle tradizioni
spirituali, il contatto con l’Ego è
un passaggio obbligato di chiunque
voglia affrontare seriamente un percorso di perfezionamento personale.
Secondo le filosofie
più mistiche è la radice di tutti i mali dell’uomo e per questo andrebbe eliminato; le tradizioni più razionali, invece, lo considerano una specie di “mostro” da tenere a freno e combattere
instancabilmente con tutte le forze di cui disponiamo.
Dal lato opposto le cosiddette Vie della “Mano Sinistra” occidentali ne fanno invece il fulcro principale del loro lavoro, con il preciso obiettivo di espanderlo fino ai massimi livelli,
sostenendo di poter giungere così a uno stato di auto-deificazione.
Astenendomi dai giudizi di sorta, quale che sia la strada
che vogliamo intraprendere non v’è dubbio che il confronto col proprio Ego conduca a delle tappe insidiose che mettono a dura
prova l’equilibrio della psiche
e dell’identità personale. In seno a
tutte le tradizioni infatti, esso è descritto come il principio che genera l’illusione della dualità: la distorta percezione di essere individui
separati e indipendenti da tutte le altre forme di vita, e che le nostre azioni
non coinvolgano altri a parte noi.
E’ palese che tale convinzione produce conflitti di varia natura, dei quali
siamo tutti testimoni ogni giorno. Detto in termini semplici: “IO sono meglio di te”, “IO ho ragione e tu sbagli”, “la MIA verità è più vera della tua”, “IO soffro più di te”, “questo è MIO, non tuo”, “E’ colpa TUA e non mia” e potremmo
naturalmente continuare all’infinito.
Il mio percorso esoterico mi ha insegnato tuttavia che dove c’è un estremo da un lato, c’è sempre anche il suo contrario che
compensa il disequilibrio: evidentemente, quindi, anche l’Ego ha una sua utilità.
Fermiamoci a riflettere un istante: dietro a quell’Io, a
quel Mio, e a tutte le espressioni
simili, c’è l’estrinsecazione di un processo
di auto-coscienza che ci porta a percepire
noi stessi come un’individualità
ben definita.
Il termine individuo,
dal latino in + divido -cioè “non separo”,
contiene nella sua radice semantica
il concetto di qualcosa di unitario.
Per la prima volta nella scala evolutiva delle forme viventi, la
porzione di Coscienza Cosmica che
noi incarniamo possiede tutti gli
strumenti per rendersi conto di
essere oggetto percepito e al
contempo soggetto percipiente della manifestazione. Secondo alcune correnti
di pensiero esoterico, infatti, le forme
vegetali o animali trovano la
loro unitarietà in sorta di anima di gruppo: detto in altri
termini, il loro “individuo” è lo sciame intero, lo stormo, il branco, di cui
il singolo elemento è espressione parziale; esattamente come
l’unità funzionale delle nostre dita è la mano nella sua totalità.
Mano a mano che si avanza nella consapevolezza ci si apre
all’intima comprensione che le due
funzioni (oggetto e soggetto della percezione) si determinano reciprocamente. Inoltre “chi” percepisce non è solamente
la nostra personalità individuale (il famoso “IO ”), bensì l’Unità di Coscienza della quale tutti siamo espressione. Il
fulcro da cui provengono sia la facoltà di percepire che il suo oggetto sono in realtà il principio spirituale unico –o se
vogliamo il Divino- che si auto-percepisce grazie tramite la
propria manifestazione. Siamo in
sintesi la divinità stessa che si sta conoscendo, e lo fa tramite i nostri occhi, le nostre orecchie
e tutte le altre facoltà di cui
siamo dotati.
Il principio di unicità
ha anche una secondo livello di interpretazione: quello cioè che ognuno è espressione “unica” della Coscienza
Cosmica, per questo irripetibile
e profondamente diversa dalle altre.
L’Ego quindi è
anche l’insieme di tutti i nostri talenti particolari, delle capacità
e delle inclinazioni che esprimiamo
meglio (o peggio) di altri. Lo è anche dei nostri
limiti, di ciò che non siamo ancora in grado di fare, delle lacune da colmare e di tutto ciò che a malincuore dobbiamo ammettere di non poter mai realizzare,
perché per infiniti motivi non ne abbiamo i mezzi.
Quest’ultima affermazione, comunque, non dovrebbe essere impiegata come scusa per non impegnarsi in ciò che facciamo: dedizione, costanza e
lavoro duro possono produrre risultati straordinari, anche se magari non
corrispondono alle aspettative che ci siamo costruiti.
Infine l’Ego è
il veicolo ad hoc che ci è stato concesso per muoverci e interfacciarci con la realtà materiale: esattamente come il
corpo fisico serve per muoversi nello spazio fisico, così la personalità è una sorta di “contenitore vuoto” in cui fluisce parte della nostra vera essenza, e ci serve come “simulacro” per confrontarci con quelli
degli altri individui presenti nella nostra vita.
Per questo ritengo fortemente che il lavoro da compiere sull’Ego
sia quello di una sua armonizzazione continua
con il Tutto, anziché una soppressione forzata o una repressione coatta: credo che simili coercizioni conducano più a stati patologici della personalità che
a una vera “liberazione” della coscienza. Maggiore è il lavoro compiuto su noi
stessi, infatti, più l’Ego viene
ricostruito come riflesso sempre meno distorto e sempre più immediato del nostro Sé superiore,
fino al punto auspicabile in cui i due coincidono e il primo diventa
semplicemente veicolo “materiale”
del secondo.
Un ulteriore aspetto fondamentale è che le nostre qualità, le nostre abilità, e come detto poc’anzi i nostri
“talenti”, costituiscono la nostra ragion d’essere particolare nel flusso
dell’esistenza, insegnandoci molto su quello che può essere il nostro ruolo attivo da interpretare nel
grande disegno del Cosmo. Dall’altro
lato difetti, vizi e carenze sono i gradini che ci separano dall’espressione
completa della divinità che si cela
dentro di noi.
Se mancassimo dell’Ego,
e quindi del meccanismo di auto-coscienza,
non saremmo in grado di distinguere gli uni dagli altri, né di “separare il sottile dallo spesso” (cioè il
puro dall’impuro) come direbbe Ermete Trismegisto: non potremmo cioè partecipare
consapevolmente alla vita del
macro e del microcosmo.
L’istinto è fondamentale come guida delle nostre scelte, ma la ragione ci fa comprendere la responsabilità
che abbiamo nei confronti dei nostri pensieri,
delle nostre emozioni ma soprattutto
verso le nostre azioni e le loro conseguenze. Una delle definizioni più
belle del significato di malessere l’ho trovata nel pensiero sciamanico
nordamericano, secondo il quale: “la malattia
insorge quando non onoriamo a
sufficienza una o più parti del nostro
essere spirituale”.
Ogni aspetto di noi, che sia positivo o
negativo, va dunque considerato come espressione
o urgenza a manifestarsi del nostro Sé
più elevato, va rispettato e non trascurato
affinché la nostra esistenza sia appagante e pienamente irradiata dalla Luce
che tutti noi possediamo.
Proprio questo dialogo
tra istinto e ragione, tra interno ed esterno, tra emozione e la traduzione concreta in azione è simboleggiato dal rapporto
costante fra i due luminari della Luna
e del Sole, e quindi dai segni del Cancro e del Leone. Non a caso sono i segni cardine dell’Estate, la stagione in
cui l’influenza dell’Ego si fa più
che mai palese.
Glifo astrologico del Cancro, con la sua forma a doppia spirale stilizzata. |
In particolare il Cancro
(22 Giugno – 22 Luglio), governato dalla Luna, spinge questo Ego a prendere visione di se stesso, ci invita a rivolgere la nostra attenzione verso l’interno di noi. Sia l’astro argenteo che l’Acqua, elemento simbolico altrettanto associato a questo segno,
rimandano simbolicamente alla ricettività,
all’accogliere, al mondo delle emozioni, dell’istinto e a tutto ciò che giace sotto il limite della coscienza.
Ma anche alle ombre illusorie della
percezione, ai “mostri” della psiche, alle maree ondivaghe dei moti
interiori che se non affrontate con fermezza possono destabilizzarci. Questo periodo è un ottimo momento per fare i conti
con chi siamo, capire se nei mesi precedenti ciò che abbiamo pensato, voluto, detto e fatto corrisponde davvero a ciò
che sentiamo nel profondo, e soprattutto in quale misura. Il suo glifo astrologico, formato da
una doppia spirale stilizzata,
sembra proprio voler alludere al punto di contatto
tra realtà interiore ed esteriore.
Il Cancro
analogicamente corrisponde anche allo
Stomaco, l’organo in cui avviene il
primo dei processi alchemici di trasformazione
del cibo, ed energeticamente delle esperienze
che viviamo. Se la nostra personalità riflette armonicamente la
nostra vera natura allora “digeriamo” senza fatica ciò che ci
accade: se però c’è distonia tra ciò che sentiamo di dover essere, fare o diventare ma ci
ostiniamo a non accettarlo, ecco che
lo stomaco si blocca, fisicamente e
vibratoriamente. Il rischio del
momento cancerino è quello di rimanere impantanati
nel vissuto interiore, in balìa dei
flutti della psiche o dei nostri stessi fantasmi, non riuscendo a prendere
decisioni o ad assumere un ruolo
preciso: ecco allora che l’acqua viva si trasforma in palude stagnante, e il
“boccone non va giù”.
Glifo astrologico del Leone, con la sua forma a spermatozoo stilizzato |
Per contro il Leone
(23 Luglio – 23 Agosto), segno di Fuoco
e Solare,rappresenta la fase in cui
l’Ego consapevole di se stesso si proietta all’esterno. La
sua influenza e forza di gravità attirano e mettono in moto tutti i “pianeti” che gli orbitano intorno, infondendo vitalità, speranza e coraggio. Quando
questo archetipo è equilibrato siamo capaci di manifestare nella materia o nei rapporti
interpersonali la nostra vera natura:
la sola presenza o il nostro operato sono di beneficio per noi stessi e per gli altri, attiriamo e propaghiamo abbondanza, fiducia e “luce” senza risparmiarci. Forse è questo che ci
suggerisce il suo glifo astrologico,
che assomiglia ad uno spermatozoo
la cui continua tensione al moto
manifesta l'intima spinta della Natura a perpetuare la vita.
Non a caso l’organo
associato al Leone è proprio il Cuore: sede della coscienza divina, del Sé superiore e dei sentimenti di coraggio, della fierezza e dell’ardore ma anche della generosità e dell’amore incondizionato.
E’ un ottimo momento
per espandere al massimo la propria influenza e leadership, prestando però
molta attenzione a quale sia l’eco effettiva delle nostre azioni:
cerchiamo di comprendere che ogni cosa
che facciamo ha un raggio d’azione e
riflessi che vanno ben oltre a
quello che immaginiamo. In questo
periodo fecondo ci si può impegnare per la ricerca
o il consolidamento della prosperità, della stabilità materiale o dell’affermazione
personale; esse garantiscono quella tranquillità
che permette di concentrarci sul
lavoro spirituale, essendoci
assicurati ciò che soddisfa le necessità fisiche.
Per contro, il rischio
del Re della Savana e del suo momento
astrologico è quello di tramutarsi in despota,
di convincersi che la nostra luce sia l’unica a brillare, o di sentirsi
talmente fondamentali che il Mondo intero gira tutto intorno a noi.
Il Leone squilibrato crede che tutto gli sia dovuto e smette di ringraziare chi lo ha aiutato a risplendere o l’ha seguito
nei suoi progetti, illudendosi di non aver bisogno d’altri che di se
stesso .
L’umiltà di un
Cuore centrato lascia il posto alla presunzione,
allo sterile protagonismo, alla chiusura nei confronti dei consigli altrui o dei segni dell’Universo. La fierezza diventa orgoglio e si cerca qualunque mezzo per affermare la propria personalità e dominio; anche se ciò significa non discernere quando tocca a noi dirigere gli eventi e quando invece è meglio cedere il posto a qualcuno più adatto, o lasciare che gli altri scelgano cos’è meglio per loro.
E’ proprio in vista di questo lavoro interiore che ho
pensato di proporre una miscela
d’incenso e un breve esercizio
ispirato a una meditazione proposta come base dell’addestramento personale da William Butler Yeats, insigne poeta
nonché esponente della scuola esoterica inglese Golden Dawn.
Gli ingredienti utilizzati come fumigazione sono in grado di portare equilibrio tra gli aspetti lunari/emotivi e quelli solari/materiali: sono insieme calmanti e corroboranti per mente e corpo, supportando il processo di allineamento dell’Ego con il Sé.
-
L’incenso si compone
di:
- 2 parti di Olibano
- 1 parte di Mirra
- 1 parte di Cassia (o Cannella)
- ½ parte di Anice Stellato
- ½ parte di Benzoino del Siam
Pestare tutti
gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare
a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche
durante. Le dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli
ingredienti che mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.
-
La visione
retroattiva:
Prima di cominciare l’esercizio va detto che lo spirito con cui affrontare questa meditazione è quello di osservare attentamente se stessi senza giudicarsi troppo. E’ benefico gioire e onorare i propri successi e le proprie virtù, senza però scadere nell’autocompiacimento, così come prendere coscienza dei propri difetti evitando di avvilirci o di mortificarci. Teniamo a mente che ogni successo è passeggero, e ogni mancanza è in realtà un’occasione di crescita.
Prima di cominciare l’esercizio va detto che lo spirito con cui affrontare questa meditazione è quello di osservare attentamente se stessi senza giudicarsi troppo. E’ benefico gioire e onorare i propri successi e le proprie virtù, senza però scadere nell’autocompiacimento, così come prendere coscienza dei propri difetti evitando di avvilirci o di mortificarci. Teniamo a mente che ogni successo è passeggero, e ogni mancanza è in realtà un’occasione di crescita.
Scegliamo un luogo
tranquillo, in cui ci sentiamo a nostro
agio, e in cui abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20 minuti o per il tempo che
desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa piacere, possiamo abbassare le
luci e accendere una candela quale
simbolo della luce spirituale che
stiamo per celebrare, sia quella ricevuta che quella che abbiamo emanato. Da
essa accendiamo il carboncino che
posizioneremo nel brucia incenso: se
non abbiamo la candela possiamo accenderlo con la fiamma di un accendino, un
fiammifero, eccetera.
Bruciamo un
pizzico o due dell’incenso che
abbiamo preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente
nell’ambiente. Lasciamo che ci riscaldi,
che ci appaghi e ci faccia percepire
ben centrati in noi stessi e al contempo nel mondo.
Cerchiamo ora di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti cominciamo a passare in rassegna gli eventi della giornata a ritroso, partendo dall’ultimo appena accaduto. Prendiamoci il tempo che ci serve, senza aver fretta di passare a quello successivo: l’obiettivo è di arrivare a mantenere uno sguardo più distaccato e impersonale possibile verso gli eventi, quasi come se non fossimo noi i protagonisti di tali azioni.
Cerchiamo ora di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti cominciamo a passare in rassegna gli eventi della giornata a ritroso, partendo dall’ultimo appena accaduto. Prendiamoci il tempo che ci serve, senza aver fretta di passare a quello successivo: l’obiettivo è di arrivare a mantenere uno sguardo più distaccato e impersonale possibile verso gli eventi, quasi come se non fossimo noi i protagonisti di tali azioni.
Proseguiamo al
penultimo evento della giornata solo dopo che l’ultimo è stato completamente
analizzato, e così via per tutti i
precedenti fino a giungere al ricordo del risveglio.
Per ognuno di
loro soffermiamoci accuratamente sui
comportamenti che abbiamo tenuto, i pensieri e le emozioni che ci hanno spinto
a compiere o non compiere determinati atti.
Domandiamoci: “Quali reazioni ha provocato in me agire in questo modo? E negli altri che mi stavano attorno? E che
influenza ha avuto nella realtà esterna
ciò che ho fatto?”.
Ma soprattutto poniamoci le domande chiave: “Perché
ho agito in questa maniera? C’erano altre alternative?
Era veramente ciò che sentivo di fare?”
Il punto centrale qua è ricostruire la concatenazione di causa-effetto del nostro muoverci nel mondo, e collegarla a quale vissuto interiore stia alla base delle scelte che compiamo.
Dal momento che in questo preciso frangente siamo soli, e dobbiamo rendere conto unicamente
a noi stessi, cerchiamo di essere sinceri e di raccontarci fino in fondo la verità. Se riscontriamo qualche pregio o risultato positivo, riconosciamolo come frutto (anche) della nostra
abilità. Se al contrario emergono un difetto,
una debolezza o una reazione inconsulta, non accampiamo scuse e giustificazioni
per darci ragione a tutti i costi: commettere errori fa parte dell’essere umani, ed è fondamentale per correggere il tiro nel percorso
evolutivo.
Includiamo in
questa analisi anche le varie persone o le influenze esterne che sono state coinvolte. Analizzando i nostri successi domandiamoci: “E’ anche grazie a qualcuno/qualcosa che sono riuscito a realizzarli? In che misura l’influenza e l’aiuto
delle persone o sincronicità mi è stato fondamentale?”.
Riconosciamo i meriti a chi li ha, e
ringraziamo interiormente tutto ciò che ha concorso alla buona riuscita dei
nostri progetti: se abbiamo l’occasione, facciamolo anche fisicamente con chi ci è stato accanto.
In caso di fallimenti,
litigi o eventi negativi, invece, chiediamoci: “Con quali aspetti di me stesso questi individui o situazioni mi hanno obbligato a confrontarmi? Ho fatto tutto ciò che potevo per superare le difficoltà?”.
Ma soprattutto: “Avrei potuto evitare queste reazioni, se solo mi fossi comportato diversamente? Ho scelto in base a ciò che sentivo, o ho voluto dimostrare qualcosa a qualcuno?”.
Durante quest’analisi ci accorgeremo spesso di come i nostri
atteggiamenti, le attitudini, la
rigidità di pensiero o di carattere
siano quasi sempre l’origine del nostro stesso auto-sabotaggio.
Quando abbiamo terminato
la sequenza di ricordi possiamo spegnere la
candela con la consapevolezza che la luce
del Sé si riflette sempre dentro di noi: dobbiamo solo mantenere pulito lo “specchio”
della personalità.
Se ci è possibile, concluso l’esercizio, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo per lasciar sedimentare il viaggio appena compiuto e ritornare alla dimensione del corpo.
In caso ci faccia piacere possiamo prendere nota volta per volta dei nostri progressi in un quaderno
personale, che sarà una sorta di diario
per la purifica dell’Ego.
La stessa
meditazione può essere svolta in occasione delle grandi tappe energetiche dell’anno (Equinozi,
Solstizi e alti momenti che riteniamo pregni) per volgere uno sguardo retroattivo nei mesi e negli eventi da un punto di vista macro-ciclico: in questo modo avremo
visione di quale traccia di noi
stiamo lasciando nel Mondo.
In particolare, durante il Solstizio d’Estate ci è utile per capire quali connessioni abbiamo creato negli ultimi 6 mesi tra interno
ed esterno, e come ci hanno permesso
di realizzare i nostri obiettivi. I successi, le gratificazioni
che abbiamo ricevuto, e in cosa è necessario che cambiamo approccio se non vogliamo che questi vengano presto
subissati dal flusso del mutamento.
Il metodo
proposto è estremamente utile per un
gran numero di altre ragioni, specie se eseguito con un po’ di costanza: innanzitutto ci abitua a riflettere sul nostro interno, e di conseguenza a migliorare la nostra interazione con l’esterno. In secondo luogo serve a prendere coscienza, a riconoscere
e smascherare l’operato di ciò che
Yeats chiama “il falso Ego”: la personalità fittizia che obnubila il nostro vero Sé e la sua espressione
umana. In terzo luogo ci aiuta a responsabilizzarci
veramente nei confronti di tutto ciò che proviene da noi: le situazioni che viviamo, le persone che incontriamo, i rapporti che abbiamo con loro, gli atteggiamenti che riceviamo in risposta,
gli aiuti che riceviamo o che ci
vengono negati… tutto dipende in
ultima analisi da noi e da come decidiamo di muovere i fili della vita per quanto ci è concesso.
Infine la meditazione ci aiuta ad ammettere che per quanto abili, capaci e indipendenti, senza l’aiuto e la collaborazione degli altri
non potremmo andare molto lontano: se un venditore non avesse
clienti non saprebbe di che vivere, se un attore non avesse pubblico non
saprebbe come mantenersi, un capo senza dipendenti non avrebbe azienda e loro
senza di lui non avrebbero un impiego. Ma anche un contadino senza il favore
degli eventi atmosferici non avrebbe raccolto con cui sfamarsi.
Prendere coscienza
di tutto questo ci aiuta a trovare
il nostro equilibrato “posto nel mondo”,
a dare il giusto peso alle cose e non cercare scappatoie per evitare di lavorare
su ciò che non ci piace di noi stessi.
Come il Sole è
al centro di un sistema di pianeti, ognuno
di noi è il centro della propria galassia, nella quale convivono
persone, eventi e sincronie del
karma. Onorare noi stessi è
importante tanto quanto onorare gli
altri, ed è fondamentale se vogliamo vivere una vita piena, appagante e soddisfacente, in cui accettiamo il
manifestarsi dell’abbondanza in ogni sua
forma.
Stay (ego balancing) incensed!
-Eraldo
[1]
Mercurio governa Gemelli e Vergine, Venere è legata al Toro e alla Bilancia,
Marte domina su Ariete e Scorpione, Giove presiede a Sagittario e Pesci, infine
Saturno è domiciliato in Capricorno e Acquario.