In questo breve articolo vorrei esprimere alcune mie
considerazioni circa il significato della ricorrenza di Ognissanti e suggerire
una miscela di incenso che accompagni un piccolo momento di riflessione personale.
Il nome stesso della festività richiama persone che, ad
un certo momento della propria vita, dopo aver messo duramente alla prova se
stesse, hanno raggiunto un grado di risveglio interiore tale da riallacciare in
modo consapevole il contatto con la Fonte Unica: i Santi, appunto.
Per dovere di chiarezza, sottolineo che il termine “Santo” nel mio linguaggio non si riferisce a coloro che vengono nominati tali in seno alla fede Cristiana; piuttosto allude a uno stato intimo dell’essere di profonda elevazione spirituale.
Alla luce di questo, dunque, preferisco riferirmi a costoro semplicemente con il termine Maestri, i quali con i loro insegnamenti, scritti, opere, o semplicemente azioni silenziose, hanno contribuito a mantenere vivo il fuoco dello Spirito dall’antichità remota fino ai giorni nostri.
Per dovere di chiarezza, sottolineo che il termine “Santo” nel mio linguaggio non si riferisce a coloro che vengono nominati tali in seno alla fede Cristiana; piuttosto allude a uno stato intimo dell’essere di profonda elevazione spirituale.
Alla luce di questo, dunque, preferisco riferirmi a costoro semplicemente con il termine Maestri, i quali con i loro insegnamenti, scritti, opere, o semplicemente azioni silenziose, hanno contribuito a mantenere vivo il fuoco dello Spirito dall’antichità remota fino ai giorni nostri.
Spesso si pensa ai Maestri come persone completamente
illuminate, il cui compito è stato quello di dispensare insegnamenti a folle di
allievi o discepoli che li seguivano: mi sovvengono, ad esempio, figure lampanti
come il Cristo, Buddha, Lao-Tzu e via dicendo.
Molto meno spesso, invece, si pensa a un Maestro semplicemente come un individuo che è egli stesso sulla Via per la propria realizzazione, il cui dovere verso il Sacro è quello di agire come ponte tra le generazioni precedenti e quelle successive, trasmettendo gli elementi chiave della propria tradizione a coloro che verranno dopo di lui, esattamente come egli li ha ricevuti a suo tempo.
Alla base di tutto questo sta il concetto -a me
estremamente caro- che ciascuno può evolvere solo per proprio conto, o
all’opposto che nessuno, nemmeno la più elevata delle anime, può risparmiarci
passaggi fondamentali per la crescita e la comprensione.
Se dirigiamo il nostro sguardo ora, attraverso questa
lente, alla figura dei Maestri, ci rendiamo conto di come il loro compito si
fermi semplicemente a “indicarci la soglia”, o in altre parole farci
focalizzare l’attenzione sulla nostra realtà interiore, ponendoci domande su
ciò che crediamo essere reale, così da renderci in grado di indagare per
trovare la risposta più adatta a noi. In una sola parola: possono insegnarci ad
essere liberi.
L’esperienza e l’introspezione mi hanno portato a
realizzare un apparente paradosso, che però trovo molto efficace: se il fine ultimo
di ogni individuo è quello di conoscere a fondo se stesso, allora ogni altro
essere che incrociamo sul nostro cammino può essere definito a buon diritto un
Maestro. Non soltanto le persone elevate, ma anche chi non lo è affatto (o non
appare tale) può insegnarci qualcosa: da alcuni impariamo a capire ciò verso
cui vogliamo tendere, da altri il contrario, ossia qualcuno che non vogliamo
diventare.
E’ proprio utilizzando queste poche righe come base, che ho deciso di proporre una miscela d’incenso e un breve esercizio per onorare tutti coloro che ci sono stati d’aiuto nel nostro percorso interiore.
E’ proprio utilizzando queste poche righe come base, che ho deciso di proporre una miscela d’incenso e un breve esercizio per onorare tutti coloro che ci sono stati d’aiuto nel nostro percorso interiore.
Quello che descriverò di seguito è soltanto un
suggerimento, che può essere integrato o modificato a piacimento secondo la
sensibilità e la creatività di ognuno: ciò che conta è la disposizione
interiore con la quale si esegue questa sorta di meditazione. Può essere
ripetuta ogni qual volta se ne senta il bisogno, non necessariamente una sola
volta l’anno e non per forza il 1° di Novembre.
L’incenso si
compone di:
- 1 parte di Olibano
- 1 parte di Elemi
- 1 parte di Legno di Cedro o Cannella
- ½ parte di Dammar
- ¼ parte di Benzoino del Siam
Pestare tutti gli ingredienti in un mortaio e poi bruciare
a pizzichi sul carboncino prima dell’esercizio, se si gradisce anche durante.
Le
dosi possono essere cambiate a piacimento, naturalmente, e gli ingredienti che
mancano possono essere sostituiti o semplicemente tralasciati.
Onorare i Maestri
presenti e passati:
Scegliamo un luogo tranquillo, in cui ci sentiamo a
nostro agio e abbiamo la possibilità di rimanere indisturbati per almeno 15-20
minuti, o per il tempo che desideriamo dedicare a questa pratica. Se ci fa
piacere, possiamo abbassare le luci e accendere una candela quale simbolo del
fuoco della Tradizione Spirituale (qualunque sia quella che sentiamo più vicina
a noi) e della luce che i Maestri hanno voluto tramandarci. Da essa accendiamo
il carboncino che posizioneremo nel brucia incenso: se non abbiamo la candela possiamo
accenderlo con la fiamma di un accendino, un fiammifero, eccetera.
Bruciamo un pizzico o due della miscela d'incenso che abbiamo
preparato, così che il suo fumo aromatico si diffonda gradualmente
nell’ambiente. Lasciamo che prenda spazio in noi la sensazione accogliente di
calore che questi ingredienti sanno creare insieme.
Cerchiamo di rilassarci, seduti o sdraiati, rendendo
regolare il respiro; quando ci sentiamo pronti spostiamo la nostra attenzione e
la nostra memoria alla persona che eravamo l’anno precedente, più o meno nello
stesso periodo. Ripensiamo alle tappe del percorso che, alla luce di chi siamo
oggi, consideriamo momenti fondamentali che ci hanno resi più maturi: non
importa che siano eventi grandi o
appariscenti, ciò che conta è il segno che hanno lasciato in noi, le domande
che ci hanno ispirato. Accogliamo l’idea di ripensare anche a eventi dolorosi o
traumatici, non soltanto a quelli felici: sorvolarli significherebbe negare una
parte importante di noi, quella che ci fa sentire indifesi.
Partiamo dall’episodio cronologicamente più lontano, e individuiamo il protagonista (o i protagonisti) che ci hanno insegnato qualcosa su chi siamo e sulla nostra vita: non devono essere per forza individui incontrati in carne ed ossa, ma anche autori di libri, personaggi di finzione, eroi mitologici, figure spirituali e così via.
Cerchiamo di analizzare con serenità d’animo ciò che da
loro abbiamo appreso, le prove a cui ci siamo sottoposti, i limiti che ci hanno
mostrato o che abbiamo superato grazie al confronto con loro. Ammettiamo a noi
stessi tutto questo sottoforma di parole, concetti o anche soltanto stati
interiori, ringraziandoli profondamente per quanto ci hanno donato. Prendiamoci
tutto il tempo necessario per esplorare quel momento di crescita, senza fretta,
e senza paura di divagare in ambiti “sbagliati”: questo non è un esercizio
mnemonico per ricordare più dettagli possibili. Al contrario, è un modo per
abituarsi alla sincera gratitudine verso ciò che ci è accaduto e chi abbiamo
incontrato; rendersi consapevoli, cioè, che nel bene e nel male, nella gioia
quanto nella tristezza, ciò che accade è solo in visione del nostro bene
supremo, che è la comprensione della Vita nella sua totalità.
Continuiamo in questo modo passando in rassegna le varie
situazioni, fino a quando abbiamo piacere, cercando di distillare da ogni
episodio il succo più profondo che deriva dall’averlo vissuto.
Una volta
terminato, ritorniamo con calma nel qui ed ora. Se il carboncino è ancora
attivo possiamo bruciare un pizzico di incenso per corroborarci e purificarci,
dopodiché possiamo spegnere la candela “congedando” mentalmente i Maestri (e le
situazioni analizzate), con la consapevolezza che il loro fuoco e la loro luce
rimarranno sempre al nostro interno.
Se ci è possibile, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo per riportarci alla dimensione del corpo.
Se ci è possibile, concediamoci una bella doccia o un bagno caldo per riportarci alla dimensione del corpo.
Stay (spiritually grateful) incensed!
-Eraldo
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